| Tempo di Lettura 9' | Autrice Sara | Cocktail consigliato Negroni |
Tre ponti - Negroni - Barabatjour

Prendo il panno umido e lo passo sul bancone in legno. Non so quante volte al giorno ripeto questo gesto, tante, troppe. Dovrei appendere al muro una specie di tabellone, come quelli delle partite di basket, che segni un punto a ogni passata. Un punto per quando prima di passare il panno mi ricordo di sciacquarlo, due quando riesco a fare tutto entro dieci secondi, velocissimo, e tre, tre non lo so. Dopo ci penso.

«Questo bancone è splendido splendente!», riconosce Greta con fare ironico.

Tre punti, tre punti quando ricevo un complimento.

«Hai visto, eh? Che fai qui stasera? Non avevi un tinder date?», le domando con curiosità ma allo stesso tempo con timore per quello che mi potrà dire.

«Ah sì… avevo, solo che poi è sparito. Puff, evaporato nel metaverso!»

«Vabbè era solo un pesciolino in mezzo all'oceano, avanti il prossimo…»

«Ma sì, ormai sono abituata. Il ghosting è lo sport nazionale della nostra generazione.»

«Generazione X?»

«No, millennials.»

«Ah, ti facevo più grande!»

«Cosa vorresti dire, scusa?»

«Niente, prendere in giro è una pratica olimpica della mia di generazione!»

«Boomer?»

«Ah ah ah, spiritosa.»

Non sono un boomer, sono un millennials anche io, ma a Greta non glielo dico, lascio il mistero.

Misterone, eh. 

Nel frattempo lei si siede, si smarrisce nei suoi pensieri e appoggia i gomiti sul bancone lucido. Il tabellone immaginario segna meno 1 punto, la squadra avversaria (i clienti) ha sporcato il bancone. 

Le preparo da bere quando vedo entrare Vincenzo, è un cliente recente. Viene qui dall'inizio dell’estate, arriva da fuori, non è di questa città.  Vincenzo è uno di quegli uomini che non puoi non notare. Lo noti perché lui vuole essere notato. Spalle larghe, portamento fiero, fisico asciutto, abbigliamento casual ma non troppo. Deve essere uno di quelli che sceglie con cura cosa mettere. Una di quelle persone che non esce di casa con la prima cosa che trova, per lui i vestiti sono dei biglietti da visita. Con quella camicia di lino ti sta dicendo «so che mi guarderai anche se farò finta di non accorgermene, ma tu continua».

Io lo guardo perché mi piace osservare le persone, e qui al Mont Blanc di gente da studiare ce n’è parecchia.

Greta si gira, intercetta Vincenzo e lo guarda con curiosità. 

«Non è la prima volta che vedo quel tizio», rileva con quel fare da poliziotta delle serie tv crime. 

«Sì, è da un paio di mesi che frequenta il locale…», confermo i suoi sospetti.

«Come ti sembra?»

«Uno che cerca compagnia, trasferitosi da poco in una grande città dove non conosce nessuno o quasi…» mi viene in mente l’altra sera quando era in compagnia di una donna.

«Capito… farei a cambio, andrei via da questa grande città per trasferirmi in un piccolo paese.»

«Come sai che viene da un piccolo paese?», mi incuriosiscono le sue supposizioni bizzarre.

«Guarda come è vestito di tutto punto, sarà uno abituato a passeggiare per il corso principale di un paese con massimo 5000 abitanti, per catturare lo sguardo delle paesane, o paesani, e tronfio entra in tabaccheria per comprare un pacchetto di Marlboro!" 

«Ahhahahahah ma chi compra più le Marlboro?"

«Lui.»

Ridiamo come due scemi, consapevoli che d’ora in poi lo guarderemo solo per scoprire se fuma le Marlboro.

«Comunque, perché vorresti andare a vivere in un piccolo paese?»

«Ma perché sì Leo, qui in fondo non c’è niente che mi trattiene, a parte il lavoro, il corso di Kick Boxing e qualche amicizia, ma ormai per vedersi bisogna organizzarsi un mese prima, se va bene, perché sono sempre tutti impegnati… non è così anche per te? Ti vuoi incontrare con un amico e devi prima incastrare i mille impegni, ma non solo i suoi, anche quelli del partner. Per me è esasperante, ad un certo punto della vita non sei più solo tu, sei tu con tutto il pacchetto famiglia. Paghi uno e prendi tre. Capisci? È una vita continuamente in sold-out dove devi correre per accaparrarti un posto e quasi sempre finisci in ultima fila.»

«Lo so, Greta… ti capisco», la capisco perché sento la sua stessa disillusione verso la vita, ma non aggiungo altro al suo tormento e vedo il tabellone immaginario azzerarsi, anche lui ha smesso di crederci.

«Era meglio morire bambina»

«Come sei melodrammatica, ti porto qualcosa da mangiare?»

«Mah, va bene… fai quello che vuoi, se vuoi ti aiuto a pulire il bancone almeno do un senso alla mia esistenza.»

«No grazie, devo raggiungere almeno 50 punti.»

«Cosa?»

«Niente, niente.»

Nel frattempo entra una donna con passo deciso, perlustra per un istante il locale, lo riconosce e va dritta da Vincenzo senza esitazione. Come un acquisto sicuro su Amazon, seleziona l’articolo, aggiunge al carrello e acquista. Stop. Lo seleziona e se lo prende. 

Faccio un cenno a Greta per renderla partecipe della scena, lei si volta, fa una smorfia di approvazione e l'ammira come si pregusta l’inizio di un finale di stagione. Si aspetta altro, vuole di più. Vuole sapere come andrà a finire, se anche lui ad un certo punto sparirà e quella donna si rifugerà come lei al Mont Blanc a parlare con me al bancone. 

Passo nuovamente il panno risciacquato sul bancone per dare fiducia, a questo punto, sia a me che al tabellone.

La donna che ha raggiunto Vincenzo se prima sembrava sicura e determinata, una volta seduta a quel tavolo sembra perdere tutte le sue certezze. Lui prova a posare una mano sulla sua, ma lei la ritrae subito come se avesse toccato una tazza bollente.

Chissà cosa è successo. Chissà perché la gente viene al Mont Blanc a risolvere le proprie ferite.

Greta si alza. Qualcosa deve averle fatto perdere tutta l’attenzione, forse il gesto di quella donna che riconosce fin troppo bene.

«Vai già via?»

«Torno a casa, Leo, sono stanca.»

«Non è che ti metti a chattare con il prossimo ghost man?»

«Naaaaa, ho chiuso con quella roba. Ci vediamo!»

«Aspetta Greta, un’ultima cosa…»

«Eh.»

«Cosa cambierebbe se ti trasferissi in un piccolo paese, le persone in fondo non avrebbero gli stessi impegni? Le difficoltà non sarebbero comunque le stesse?»

«Cambia che se mi fanno ghosting sarebbe un attimo incrociarli per strada.», conclude lapidaria con quella sua espressione intensa e ironica, che riesce sempre a trovare una battuta anche quando dentro è distrutta.

Le lancio il panno, quello con cui ho lucidato il bancone 17 volte.

La donna al tavolo con Vincenzo si alza di scatto, lo guarda con tristezza, come se lo vedesse per quello che è per la prima volta e la cosa l’avesse traumatizzata, raccoglie le sue cose e se ne va.

Io e Greta ci guardiamo e senza commentare ad alta voce ci siamo già detti tutto.

Tutto quello che serve per farle decidere che può restare ancora un altro po’, e a me che è il momento di andare a chiedere a Vincenzo se ha bisogno da bere.

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